Nascita e sviluppo della Marina Nazionale
Repubblicana.
Luigi
Carlo Schiavone
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943,
l’atmosfera confusionale del nostro Paese si ripercosse anche sulle forze
armate italiane. Da ciò, naturalmente, non rimase immune
L’ambiente, infatti, risultò già
scosso dalle discussioni che si verificarono all’indomani della firma a
Cassibile, del c.d. “armistizio corto”del
3 settembre 1943. Al fine di chiarire quanto stava accadendo, il Maresciallo
Badoglio si fece promotore di una discussione a cui parteciparono tutti i
responsabili delle Forze Armate, compreso l’ammiraglio De Courten, Ministro e Capo
di Stato maggiore della Marina. Durante tale incontro, il Maresciallo comunicò falsamente
agli ufficiali convenuti che non era stato sottoscritto ancora alcun armistizio,
ma erano in corso solo delle semplici trattative con i comandi alleati, ed al
tempo stesso invitava i convenuti a prepararsi per fronteggiare una possibile
reazione tedesca. A quest’incontro faceva seguito, il 6 settembre, la
diramazione, da parte del Comando Supremo, di un documento denominato “Promemoria
Al pronunciamento della resa
italiana, l’8 settembre, fece seguito un comunicato del Comandante in capo
delle forze navali alleate del Mediterraneo Ammiraglio Cunningham che invitava
le navi italiane a recarsi a Malta presso il porto di “Grand Harbour” de
Oltre questi esempi le gesta di
molti altri equipaggi e navi sono degne di nota, nonostante l’Ufficio Storico
della Marina non dedichi loro alcun cenno, riferendo le proprie analisi
esclusivamente alle navi che si recarono a Malta. Tra gli incrociatori, oltre
l’epopea dell’Attilio Regolo, che dopo aver raccolto i naufraghi del Roma
rifiutò la resa e venne internato a Port Mahon nelle Baleari, passando alla
fine della guerra nelle mani della Francia, possiamo ricordare l’esempio dell’Ottaviano
Augusto che, alla fonda nel porto di Ancona, non partì per il sud. Il Taranto,
autoaffondatosi nel porto militare di La Spezia il 9 settembre 1943, sarà
recuperato dalla Marina dell’RSI; il Vesuvio, come il suo gemello Etna,
rimarrà alla fonda nel porto di Trieste e sarà usato come incrociatore
antiaereo. A La Spezia rimase anche l’incrociatore San Marco. Non fu
inferiore il numero delle cacciatorpediniere che rifiutarono la resa non recandosi
a Malta. Il 9 settembre 1943 il Corazziere si autoaffondò nel porto
di Genova; rifiutarono la resa e continuarono a combattere gli anglo-americani
il Crispi,
il Dardo,
il Maestrale, il Pigafetta, il Selenico,
il Turbine.
Tra le torpediniere registriamo il rifiuto della resa da parte dell’Ardito,
dell’Arturo,
dell’Auriga,
del Calatafimi,
del San
Martino ed il Solferino che continuarono a combattere
contro gli alleati, al contrario del Cascino,
del Ghibli
e del Montanari che scelsero di autoaffondarsi.
Tra i sommergibili, vale la pena
ricordare l’epopea dell’Ametista e del Serpente. L’Ametista, proveniente da Fiume, si recò ad Ancona
l’11 settembre, dove prese a rimorchio il sommergibile tascabile C.B.11; il
Comandante, Sottotenente di Vascello, Luigi Ginocchio, a breve distanza dal
porto, diede l’ordine di staccare il C.B.11 e si autoaffondò. Il personale di
bordo, servendosi di un motopeschereccio, sbarcò a Numana, arruolandosi in
blocco nelle file della X° Flottiglia MAS, con la sola eccezione del Sottotenente
di Vascello Mario Luciano che clandestinamente riuscì a raggiungere Foggia per
riprendere servizio nella Regia Marina. Il Serpente, invece, che proveniva
da Pola, si recò anch’esso ad Ancona l’11 settembre e prese a rimorchio il
sommergibile tascabile C.B. 12; il Comandante, Tenente di Vascello Raffaele
Allegri, appena fuori dal porto, diede l’ordine di sganciare il C.B. 12 e di
autoaffondarsi. Il personale, usando un motopeschereccio, sbarcò a Civitanova e
passò totalmente alla X° MAS. Oltre a questi, il 9 settembre, si
autoaffondarono altri tre sommergibili: il Baiamonti, il Sirena e il Requin.
Tra i sommergibili tascabili
ricordiamo anche la storia del C.M.1, che l’8 settembre si trovava
a Monfalcone; da qui si diresse a Venezia e in ottobre fu dato in forza alla
Decima MAS. Dopo essere stato catturato dagli inglesi il 24 aprile 1945, in
maggio sarà preso in consegna ad Ancona
dalla Regia Marina mentre l’equipaggio, ancora tutti marinai della X°Flottiglia
MAS, fu inviato in un campo di concentramento.
Mentre in mare si verificavano
questo genere d’episodi, sulla terra ferma altri affari occupavano le menti e
le gesta degli alti gradi della Regia Marina. Il 9 settembre 1943, infatti, l’Ammiraglio
nonché Capo di Stato Maggiore De Courten si vedeva costretto ad affrontare
questa nuova situazione. Convocati nel suo ufficio il Sottocapo di Stato
Maggiore Ammiraglio Sansonetti, il Segretario Generale Emilio Ferreri ed il Capo
di Gabinetto, il Capitano di Vascello Giovanni Aliprandi, decise, in questa ristretta
riunione, di affidare a Sansonetti i pieni poteri per il funzionamento dello
Stato Maggiore e del settore operativo, mentre a Ferreri affidò la
responsabilità di garantire la non interruzione del funzionamento del Ministero
e la difesa dell’archivio. Oltre a suddette disposizioni, De Courten invitava i
due ammiragli a rispettare tutte le clausole dell’armistizio.
Fatto ciò, il Capo di Stato Maggiore
si sentì libero d’organizzare la sua partenza alla volta di Brindisi al seguito
del Re e del Maresciallo Badoglio.
Per tutta la giornata del 9
settembre il ministero della Marina funzionò regolarmente, ma già il 10 le cose
iniziarono a modificarsi. Questi cambiamenti sono da associare all’azione
intrapresa dal Maresciallo d’Italia Caviglia, che, a causa della carenza
dimostrata in quei giorni dai poteri centrali, decise di intavolare
personalmente delle trattative con il Maresciallo Kesserling, per ottenere
delle condizioni accettabili per porre fine ai combattimenti. A questo primo
obiettivo, s’associò la volontà di fare di Roma una “Città Aperta”. Il verificarsi di questi importanti
cambiamenti segnò per il Ministero della Marina una trasformazione radicale
nell’ambito delle proprie competenze, essendo divenuto ormai un ente dedito al
solo disbrigo degli affari correnti al cui vertice fu posto un Commissario.
Tale incarico sarà ricoperto dall’Ammiraglio Emilio Ferreri.
L’inazione che fece seguito a tali cambiamenti
lasciava ben intendere la tragicità del momento, che si ripercosse nelle membra
oltre che nel morale degli alti gradi fino agli ultimi marinai. Diversi furono
i tentativi di contenere una situazione di tale portata; il 12 settembre,
l’ammiraglio Sansonetti decise con gli ammiragli Cavagnari, Riccardi e
Jachino, di recarsi in visita dal Duca del mare, Grande Ammiraglio Thaon de Revel,
alfine di ottenere qualche consiglio che permettesse loro di sbrogliare questa
ingarbugliatissima matassa creatasi, da un lato, a causa dei tentativi tedeschi
di ottenere collaborazioni individuali facendo leva sul senso dell’onore degli
appartenenti alle formazioni del mare, e, dall’altro, a causa delle pressioni
degli alleati che facevano forza per ottenere il rispetto delle condizioni
armistiziali. Il Grande Ammiraglio, analizzando attentamente la situazione, concluse
l’incontro invitando i convenuti ad optare per la piena libertà di coscienza,
affermando che in frangenti così difficili solo questa era l’unica strada
valida da imboccare per consentire al Paese di gettare i presupposti per il
futuro.
Il giorno dopo l’Ammiraglio Sansonetti
dava comunicazione agli ufficiali di quanto si era deciso nell’incontro con
Thaon de Revel, e, coadiuvato dall’ammiraglio Ferreri, ribadì la tesi della
libertà d’azione; ognuno, quindi, era libero di continuare la guerra al fianco
di chi riteneva più giusto. Il 25 settembre, Sansonetti riuscirà a raggiungere
l’Italia occupata dagli alleati e a riprendere le funzioni di Capo di Stato
Maggiore della Regia Marina.
Il verificarsi di simili eventi
consentì ai tedeschi di rendersi più spregiudicati nell’azione politica;
infatti, forti della liberazione di Mussolini, iniziarono ad intavolare una
serie di cauti dialoghi con l’ammiraglio Ferreri, per sondare fino a che punto
l’intera amministrazione della Marina, ormai affidata nelle sue mani, fosse
disposta a collaborare col governo che era in procinto di costituirsi.
Questa situazione, che si mantenne
calma per poco tempo, degenerò quando i tedeschi, stufi del comportamento
tenuto da Ferreri, minacciarono di porre
dei piantoni germanici a guardia degli archivi del Ministero, annullando
di fatto le sue competenze; messo alle strette, l’Ammiraglio decise di
rassegnare le proprie dimissioni da Commissario della Marina nelle mani del
generale Calvi di Bergolo, ma queste furono respinte. Pochi giorni dopo, grazie
alla formazione del governo repubblicano, si ebbe la costituzione di un nuovo Sottosegretariato
della Marina, affidato all’ammiraglio Legnani, che rendeva de
facto nulle tutte le ragioni di vita della Regia Marina e della sua
amministrazione.
Il passaggio delle consegne avvenne ufficialmente
il 30 settembre 1943, mediante una cerimonia formale con la quale l’ammiraglio
Ferreri rimetteva le proprie competenze, nelle mani dell’Ammiraglio di Squadra Mario
Falangola, che le assumeva ufficialmente in nome del governo della Repubblica Sociale
Italiana.
Se tumultuosi furono gli eventi che
portarono alla formazione del Sottosegretariato della Marina all’interno del
Ministero della Difesa Nazionale (dal 1944 delle Forze Armate) dell’R.S.I., non
meno turbinose furono le circostanze nelle quali si mossero i reparti della
Regia marina che, rifiutando le clausole vessatorie dell’armistizio, decisero
di continuare la guerra al fianco della
Germania.
La prima delle piazzeforti in cui fu
netto il rifiuto d’ammainare il Tricolore fu
Il colloquio però non diede i
risultati sperati. Il Duca, trovatosi nell’impossibilità di comunicare con Roma
per conoscere il pensiero del Re, non si proferì. Di fronte a questo stato di
cose, il Comandante Borghese, una volta tornato al comando della flottiglia,
ordinò lo stato d’emergenza, facendo della X° MAS un’isola in armi nel cuore
della piazzaforte. Questo stato di indipendenza sarà mantenuto anche
all’indomani dell’occupazione delle forze armate tedesche.
Il 12 settembre, il comandante
Borghese ebbe un lungo colloquio col Capitano di vascello tedesco Berlinghens. Da
ciò scaturì un accordo, in basa al quale si sanciva definitivamente
l’italianità della Decima e si stabiliva che, nei casi in cui si rendesse necessario,
i suoi militari dovessero essere sottoposti esclusivamente al giudizio dei
tribunali militari italiani; alla Decima, inoltre, venivano riconsegnate tutte le
unità navali che già possedeva prima dell’8 settembre. Sebbene l’unica
ingerenza che veniva riconosciuta ai tedeschi concerneva il comando operativo, la
figura di Junio Valerio Borghese veniva, infine, formalmente riconosciuta come
unico comandante della Flottiglia. L’accreditamento della X°MAS si ebbe
definitivamente il 24 settembre, quando il comandante Borghese si recò a Berlino
per conferire col Grande Ammiraglio Donitz; da questo ulteriore incontrò derivò
l’invio a
Se questa fu la situazione della
piazzaforte de
L’azione del capitano Grossi non
cessò. Nei giorni 11 e 12 settembre il comandante italiano radunò tutti gli ufficiali,
i sottufficiali ed i marinai per decidere sul da farsi. Il quesito era sempre
lo stesso: continuare o meno la guerra al fianco dei tedeschi. Lasciata liberi
di decidere, la quasi totalità del suo equipaggio optò per il proseguimento
della guerra al fianco del vecchio alleato, e, all’indomani di tale decisione,
sulla base atlantica di Betasom, iniziò a sventolare il Tricolore della
Repubblica Sociale Italiana. Dopo aver
espletato questa “formalità”, il Capitano Grossi non diede tempo al tempo ed
impostò immediatamente un’azione incessante volta a riportare tutto il
personale della marina italiana di stanza in Francia e in Germania presso la
sua base o a dirottarlo verso
Quasi tutti risposero positivamente
al suo appello. L’unico caso in cui la persuasione fallì fu con il Comandante
del sommergibile“ Cagni”, che rifiutò di collaborare con la marina
repubblicana, nonostante l’accorato appello rivoltogli dal Grossi. I tedeschi,
in risposta a tale rifiutò, incorporarono nella Kriegsmarine i sommergibili “Finzi”
e “Bagnolini”.
Teatro d’importanti capovolgimenti
fu anche la base italiana di Gdynia nel golfo di Danzica. Alla data dell’8 settembre
erano presenti presso tale piazzaforte un gruppo di sommergibili formato da 9 U-Boote
da 750 tonnellate, montanti armamento italiano. Il giorno dell’armistizio, in
sostituzione del Capitano di corvetta Galeazzi Comandante della base, il comando
della postazione era retto dal Capitano di corvetta Medaglia d’oro Mario Arillo,
che, alla notizia della resa, rifiutandosi di ottemperare alle richieste
tedesche di disarmare i propri ufficiali e di ammainare il Tricolore, chiese ed
ottenne di poter esser messo in contatto con la propria ambasciata a Berlino; non
riuscendo ad ottenere quanto sperato dalla rappresentanza italiana di stanza
nel Reich, Arillo decise di contattare il Capitano Grossi a Betasom, il quale
gli comunicò la volontà collettiva della sua base di continuare la guerra al
fianco dei tedeschi. Queste serie di manovre servirono a convincere i tedeschi
della sua buona fede, il che gli permise di ottenere il ritardo di un giorno
per il perfezionamento degli ordini. La mattina del 9 settembre, il Capitano
Arillo decise di parlare ai propri uomini, comunicando loro che ognuno era
libero di scegliere il proprio destino: egli avvertì tutti che la scelta di continuare
la guerra al fianco della Germania avrebbe comportato notevoli sacrifici ma avrebbe
consentito di indossare ancora fieramente la propria divisa pugnando contro gli
anglo-americani per “l’onore d’Italia”.
Alla fine un solo marinaio decise di non schierarsi con la marina repubblicana,
optando per il campo di concentramento.
Oltre queste tre piazzeforti, si
schierarono con il governo repubblicano la base italiana di Costanza, che
continuerà a combattere al fianco dei tedeschi fino alla data dell’armistizio
russo-rumeno del 23 agosto 1944, e tutte le capitanerie di porto.
Mentre andavano risolvendosi i
problemi riguardanti la forza militare il governo della R.S.I. si impegnava a
fondò per riempire le diverse falle createsi a livello logistico.
La riorganizzazione del servizio
sanitario militare marittimo, che era rimasto operativo fino alla data del 23
settembre, venne affidata al colonnello medico Achille Malarico.
Ai primi di ottobre, quando la
situazione iniziava ad assestarsi, le autorità della Repubblica Sociale Italiana
si misero all’opera alfine di spostare il Ministero della Marina da Roma al
nord; tale spostamento permetterà, inoltre, la creazione a Levico (dove aveva sede il Comando della
Kriegsmarine) di un piccolo Stato Maggiore. Le sedi del Sottosegretariato della
marina furono diverse: dapprima si optò per la città di Belluno, ma, agli inizi
del 1944, sarà trasferito a Vicenza e, di lì a poco, un nuovo trasloco lo
porterà a Montecchio Maggiore, lasciando a Vicenza solo gli archivi e altri pochi
uffici, tra cui l’Ufficio centrale di assistenza.
Il 20 ottobre del 1943 ci fu un
cambio forzoso ai vertici del Sottosegretariato della Marina repubblicana,
giacché un incidente automobilistico costò la vita all’ammiraglio Legnani al
cui posto subentrò il Capitano di fregata (di lì a poco promosso capitano di
vascello) Ferrini. Il nuovo Sottosegretario
della marina avrà il merito di riuscire a coinvolgere, grazie i suoi accorati
appelli, tutti coloro che tra ufficiali e sottoufficiali avevano deciso di
continuare a combattere, opponendosi all’ ammainabandiera.
Grande attenzione fu posta nella
creazione dei Comandi Servizi Marina (Maricoser)
con sede a Genova e Venezia; tali enti svolgeranno un ruolo importantissimo,
fino a quando non saranno creati i comandi operativi del Tirreno e
dell’Adriatico, coordinando la parte amministrativa, territoriale, sanitaria e
operativa in cooperazione con i Comandi Marina (Marico) che da loro dipendevano.
I Comandi Operativi Marina furono
costituiti quando le autorità della Kriegsmarine, ormai convinti della buona
fede degli apparati della marina dell’R.S.I., decisero di dotarla di maggiore
autonomia.
Tali organi svolsero sia nel Tirreno
sia nell’Adriatico funzioni di comandi in capo di dipartimento in modo da
superare gli ostacoli che i tedeschi ponevano alla creazione di Comandi Marina;
tali organismi, inoltre, furono in grado di riunire sotto un unico comando i
reparti naviganti della c.d. Marina “nera” e della Decima Flottiglia Mas.
Le sedi del Comando operativo dell’Adriatico furono due: Venezia e Pola. A
Venezia erano a disposizione del comando
Il Comando Operativo “Tirreno”, che aveva sede a Genova, fu
affidato alla guida del Capitano di vascello Mario Arillo; la sua giurisdizione
si estendeva da San Remo al fronte del Sud. Molti gli organismi importanti alle
sue dipendenze: Marina
I servizi forniti dal capitano Arillo
avranno una rilevanza fondamentale fino alla fine, soprattutto perché
tutelarono il porto di Genova da qualsiasi ipotesi di distruzione da parte dei
tedeschi in ritirata.
Un altro organo molto importante fu
l’Antisom. Le sedi del comando di tale organismo furono
Il comando dell’Antisom fu affidato
al Capitano di vascello Zoli; l’aliquota “Mare”
fu sottoposta dapprima al comando del Sottotenente di vascello Sergio Zanni ed
in seguito al Tenente di vascello Luigi Magrini; molto vario il naviglio alle
loro dipendenze: la corvette “
Il comando dell’aliquota “Terra” fu invece affidato al Sottotenente
di vascello Franco Uccelli; a sua disposizione 130 uomini tra i quali si
contavano parecchi studenti universitari. Tale aliquota fu impiegata
principalmente nell’entroterra di
Complessivamente, se si considerano sia le
unità cedute alla Marina Nazionale Repubblicana sia quelle utilizzate sotto controllo
diretto della Kriegsmarine (navi che di solito conservavano una quota
consistente di personale italiano a
bordo), lo sforzo bellico successivo all’8
settembre fu tutt’altro che irrilevante (almeno sul piano quantitativo…): una flotta
da guerra per tonnellate complessive 469.082 e 26.000 uomini così composta:
- 2 Incrociatori
- 8 Cacciatorpediniere
- 28 Torpediniere
- 31 Sommergibili
- 26 Corvette
- 7 Mas
- 4 Vedette antisommergibili
- 2 Motosiluranti
- 3 Posamine
- 12 Dragamine
- 11 navi ausiliarie
- 9 Trasporti
- 46 Rimorchiatori
- 12 Cisterne
Una flotta di tutto rispetto
insomma, composta da uomini di cui è giusto serbare il ricordo, soprattutto in
memoria del valore da loro mostrato sia che essi si siano trovati ad operare
nell’acqua amica del Mediterraneo o impegnati in missioni terrestri tra le
montagne del nostro Paese.
Allegato I
Nelle
tabelle che seguono sono riportate, raggruppati in maniera più analitica i
mezzi a disposizione della Marina Nazionale Repubblicana e i mezzi requisiti
dalla Kriegsmarine alla Regia Marina.
UNITÀ DELLA
MARINA DA GUERRA REPUBBLICANA |
||||||
MAS E MS |
||||||
MS |
MS51 |
2 |
1943/45 |
MS74,
MS75 |
||
MS |
MS 41
(Cl. ORJEN) |
1 |
1941/44 |
MS41
(MAS3D)(ex Orjen)(poi RSI)(44) |
||
MAS |
MAS
500 varie serie |
10 |
1943/45 |
MAS504
(poi tedesca S627e RSI)(44), MAS505 (poi tedesca S628 e RSI), MAS525 (poi tedesca
S508 poi RSI SA11), MAS531 (44), MAS544 (44), MAS553 (poi tedesca S512 poi
RSI SA14)(45), MAS556 (45), MAS557 (poi tedesca S511 poi RSI)(45), MAS561
(poi tedesca
S621 poi RSI SA16)(43), MAS562 |
||
|
||||||
SOMMERGIBILI |
||||||
SS |
CM |
(1) |
1945/45 |
CM1
(già tedesco U.IT.17, poi ceduto alla RSI) |
||
SS |
TRITONE
|
(3) |
1943/44 |
Grongo,
Murena, Sparide |
||
SS
Tasc. |
CB
(nuova costruzione) |
10+40 |
1943/45 |
CB13
(45), CB14 (44), CB15 (44), CB16 (diserta il 1/10/44), CB17 (poi
CB6(2°))(45), CB18
(45) , CB19, CB20 (45), CB21 (45), CB22 (45), CB23, CB24, CB25 |
||
|
||||||
SS
Tasc. |
CB
(Mar Nero) |
5 |
1943/44 |
CB1 (44), CB2 (44), CB3 (44), CB4 (44), CB6 (44), |
||
SS
Tasc. |
CA |
(2) |
1943/44 |
CA3,
CA4 (affondati dall’equipaggio l’8 settembre, recuperati ma non ripristinati)
|
||
NAVI EX REGIA
MARINA REQUISITE DALLA KRIEGSMARINE |
|||||||||
INCROCIATORI |
|||||||||
CA |
BOLZANO
|
1 |
1930/44 |
Bolzano
(44) |
|||||
CA |
ZARA |
1 |
1929/43 |
Gorizia
(43) |
|||||
CL
A.A. |
ETNA
(VULCANI) |
2 |
1942/43 |
Etna
(ex Taksin), Vesuvio (ex Naresuan) (originariamente in costruzione per il
Siam) |
|||||
SC |
CAPITANI
ROMANI |
4 |
1942/80 |
Caio
Mario (44), Cornelio Silla (44), Giulio Germanico (43), Ottaviano Augusto
(43) |
|||||
CC |
CATTARO
(cl. Gazelle) |
1 |
1941/43 |
Niobe
(ex Cattaro, ex Jugoslavo Dalmacija, ex tedesco Niobe)(44) |
|||||
CACCIATORPEDINIERE
E TORPEDINIERE |
|||||||||
TB |
600t |
5 |
1941/43 |
TA9
(ex SG48 ex FR41 Bombarde)(44), TA10 (ex SG47 ex FR42 TA11
(ex SG46 ex FR43 L’Iphigénie)(43), TA12 (ex FR44 FR45 |
|||||
preda
bellica francese WWII |
|||||||||
DD |
TURBINE
|
1 |
1927/44 |
TA14
(ex Turbine) (44) |
|||||
DD |
SELLA
|
1 |
1926/44 |
TA15
(ex Francesco Crispi) (44) |
|||||
DD |
CURTATONE
|
2 |
1923/48 |
TA16
(ex Castelfidardo)(44), TA19 (ex Calatafimi )(44), |
|||||
TB/DD
|
PALESTRO
|
2 |
1921/44 |
TA17
(ex San Martino)(44), TA18 (ex Solferino)(44) |
|||||
TB/DD
|
AUDACE
|
1 |
1913/44 |
TA20
(ex Audace)(44) |
|||||
TB/DD
|
INDOMITO
|
1 |
1912/44 |
TA21
(Wildfang) (ex Insidioso)(44) |
|||||
TB/DD
|
ROSOLINO
PILO |
2 |
1913/58 |
TA22
(ex Giuseppe Missori)(44), TA35 (ex Giuseppe Dezza)(44) |
|||||
TB |
CICLONE
(ORSA II serie) |
3 |
1942/47 |
TA23
(ex Impavido)(44), TA25 (ex Ardito)(44), TA26 (ex Intrepido)(44) |
|||||
TB |
ARIETE
|
15 |
1943/45 |
TA24
(ex Arturo)(45), TA27 (ex Auriga)(44), TA28 (ex Rigel)(44), TA29 (ex Eridano)(45),
TA30 (ex Dragone)(44), TA36 (ex Stella Polare)(44), TA37 (ex Gladio)(44),
TA38 (ex Spada)(44), TA39 (ex Daga)(44), TA40 (ex Pugnale)(45), TA41 Lancia)(45),
TA42 (ex Alabarda)(45), TA45 (ex Spica)(45), TA46 (ex Fionda)(45), TA47 (ex
Balestra)(45) |
|||||
(SPICA
Mod.) |
|||||||||
DD |
FRECCIA-FOLGORE
|
1 |
1931/45 |
TA31
(ex Dardo)(43) |
|||||
DD |
PREMUDA
|
1 |
1941/43 |
TA31
(ex Premuda, ex Dubrovnik)(45) |
|||||
DD |
SOLDATI
|
2 |
1938/65 |
TA33
(ex Squadrista)(44), TA34 (ex Carrista(44) |
|||||
TB |
Preda
bellica jugoslava WWII |
2 |
1941/43 |
TA34
(ex T7 (ex Jugoslavo T7)(44), TA48 (ex T3, ex Jugoslavo T3)(45) |
|||||
DD |
SEBENICO
|
1 |
1941/43 |
TA43
(ex Sabenico, ex Beograd)(45) |
|||||
DD FL
|
NAVIGATORI
|
1 |
1929/48 |
TA44
(ex Antonio Pigafetta)(45) |
|||||
TB |
SPICA
(serie ALCIONE) |
1 |
1938/64 |
TA49
(ex Lira)(44) |
|||||
CORVETTE E
NAVI SCORTA |
|||||||||
TB/DD
|
CANTORE)
|
1 |
1921/43 |
SG20 (ex TA7, ex gen. Achille Papa)(44) |
|
||||
FFL |
FR51 (Corvette A.S.) Aviso-Dragueur de mines |
5 |
1942/43 |
SG21 (ex FR53, ex Chamois)(44), SG22 (ex FR52, ex
Commandant Rivière)(44), SG23 (ex FR51, ex |
|
||||
|
|
||||||||
FFL |
GABBIANO
|
25 |
1939/77 |
UJ
201 (ex Egeria)(44), UJ 202 (ex Melopmene)(44), UJ 203 (ex Tersicore)(44), UJ
204 (ex
Euridice)(44), UJ 205 (ex Colubrina)(44), UJ 206 (ex Bombarda)(44), UJ 207
(ex Carabina)(44),
UJ 208 (ex Spingarda)(44), UJ 209 (ex Spingarda)(45), UJ 2221 (ex Vespa)(45),
UJ 2222 (ex Tuffetto)(45), UJ 2223 (ex Marangone)(44), UJ 2224 (ex Strolaga)(45),
UJ 2225 (ex Ardea)(45), UJ 2226 (ex Artemide)(45), UJ 2227 (ex Persefone)(45),
UJ 2228 (ex Euterpe)(45), UJ 6081 (ex Camoscio)(44), UJ 6082 (ex Antilope)(44),
UJ 6083 (ex Capriolo)(45), UJ 6084 (ex Alce)(45), UJ 6085 (ex Renna)(44),
UJ 6086 (ex Cervo)(44), UJ 6087 (ex Daino)(44), UJ 6088 (ex Stambecco)(44)
|
|
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|
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SOMMERGIBILI |
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SS
Oce |
CALVI
(1°) |
1 |
1935/44 |
U.IT.21
(ex Giuseppe Finzi)(44) |
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SS
Oce |
LIUZZI
|
2 |
1939/44 |
U.IT.22
(ex alpino Bagnolini)(44), U.IT. 23 (ex Reginaldo Giuliani)(44) |
|||||
SS
Oce |
MARCELLO
(2°) |
1 |
1938/46 |
U.IT. 24 (ex comandante
Cappellini e poi giapponese J.505)(45) |
|||||
SS
Oce |
MARCONI
|
1 |
1940/45 |
U.IT.25
(ex Luigi Torelli e poi giapponese J.504)(45), |
|||||
SS
Tr. |
R |
6 |
1943/43 |
U.IT.1 (ex R10), U.IT.2 (ex R11), U.IT.3 (ex R12),
U.IT.4 (ex R7), U.IT.5 (ex R8), U.IT.6 (ex
R9) |
|||||
|
|||||||||
SS
Cos |
TRITONE
– 2ª serie |
9 |
1943/-- |
U.IT.7
(ex Bario), U.IT8 (ex Cromo?), U.IT.9 (ex Sodio), U.IT.10 (ex Potassio),
U.IT.11 (ex
Rame), U.IT.12 (ex Ferro), U.IT.13 (ex Piombo), U.IT.14 (ex Zinco), U.IT.18
(ex Litio)
|
|||||
|
|||||||||
SS
Cos |
CM |
2 |
1943/-- |
U.IT.17 (ex CM1), U.IT.18 (ex CM2) |
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NAVI PER |
|||||||||
MS |
RD58
- ALBONA |
3 |
1918/43 |
Albona
(44), Laurana (45), Rovigno (44) |
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MM |
Ex
dragamine tipo G |
3 |
1922/44 |
GA77
(ex Alula, ex G23)(44), GA78 (ex Otranto)(44), GA79 (ex Gallipoli)(44) |
|||||
MM |
CROTONE
- Mboot 1916 |
2 |
1921/47 |
Kerhwieder
(ex Crotone)(45) |
|||||
MM |
FASANA
|
4 |
1925/50 |
Kiebitz
(ex Fasana)(45) |
|||||
MM |
RAMB |
1 |
1940/44 |
Kiebitz
(ex RAMB III)(44) |
|||||
AW |
SESIA
|
1 |
1934/74 |
Oldenburg
(ex Garigliano)(45) |
|||||
AA |
PANIGAGLIA
|
2 |
1924/73 |
Westmark
(ex Panigaglia)(45), Vallelunga (44) |
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MS E
VAS |
||||
MS |
MS 41 (Cl. ORJEN) preda bellica Jugoslava |
4 |
1941/44 |
S2 (ex MS42 (MAS4D)(ex
Velebit))(44), S3 (ex MS43 (MAS5D)(ex Dinara))(44), S4 (ex MS44 (MAS6D)(ex
Triglav))(44), S5 (ex MS46 (MAS8D)(ex Rudnik))(44) |
MS |
MS 51 – C.R.D.A. 60t. 2° serie |
4 |
1943/75 |
MS51 (poi tedesca SA4)(45), MS63 (poi tedesca SA5) (45),
MS71 (poi tedesca SA6) (45), MS76 (poi tedesca SA7) (45) |
|
||||
MS |
MS 11 – C.R.D.A. 60t. 1° serie |
3 |
1942/75 |
MS16 (poi tedesca SA1)(45), MS34 (tedesca SA2)(45), MS36
(tedesca SA3)(45) |
VAS |
VAS 301 Ansaldo 80t. 1° serie Poi catturate dai tedeschi |
12 |
1943/45 |
VAS 301 (poi RA254)(45), VAS 302 (poi RA257)(44), VAS 303
(poi RA256)(44), VAS 304 (poi RA255)(44), VAS 305 (poi RA252)(43), VAS 306 (poi
RA251)(44), VAS 307 (poi RA253)(45), VAS 308 (poi RA263)(45), VAS 309 (poi
RA258)(45), VAS 310 (poi RA264)(45), VAS 311 (poi RA259)(44), VAS 312 (poi
RA260)(45) |
VAS |
VAS 231 Baglietto 68t. 2° serie |
5 |
1942/57 |
VAS 236 (poi tedesca RA261)(45), VAS 238
(catt.tedeschi)(45), VAS 239 (poi tedesca RA262)(45), VAS 240 (catt. tedeschi, poiVAS725), VAS 241
(catt.tedeschi, poi VAS726) |
VAS |
VAS 201 Baglietto 68t. 1° serie |
6 |
1942/57 |
VAS 205(43 catt. tedeschi, poi in servizio fino 53), VAS
207 (catt.tedeschi)(45), VAS 218 (43 catt. tedeschi, poi VAS 714), VAS 221
(catt.tedeschi)(45), VAS 225 (catt.tedeschi)(45), VAS 227 (catt.tedeschi)(45) |
MAS |
||||
MAS |
MAS423 S.V.A.N. Velocissimo 13t. |
3 |
1928/43 |
MAS423 (poi tedesca S604 (44), MAS430 (poi tedesca S602
(44), MAS437 (poi tedesca S625 (44) |
MAS |
MAS431 – Baglietto 1931 |
1 |
1932/43 |
MAS431 (poi tedesca S603) (43), |
MAS |
MAS 424 Velocissimo 500 prototipo |
1 |
1937/43 |
MAS424(2°)(poi tedesca S624 poi SA17)(45) |
MAS |
MAS501 Velocissimo 500 1°serie |
4 |
1937/50 |
MAS502 (poi tedesca S626) (44), MAS504 (poi tedesca S627e
RSI)(44), MAS505 (poi tedesca S628 e RSI)(49 ceduto URSS), MAS525 (poi tedesca
S508 poi RSI SA11, poi MEB9) |
MAS |
MAS526 Velocissimo 500 2°serie |
3 |
1939/50 |
MAS542 (poi tedesca S601)(44), MAS549 (poi tedesca S509
poi SA12)(45), MAS550 (poi tedesca S622 poi SA21)(45) |
MAS |
MAS551 Velocissimo 500 3°serie |
6 |
1941/50 |
MAS551 (poi tedesca S510 poi SA13)(45), MAS553 (poi
tedesca S512 poi RSI SA14)(45), MAS554 (poi tedesca S623 poi SA20)(45), MAS557 (poi
tedesca S511 poi RSI)(45), MAS558 (poi tedesca S629 poi SA15)(45), MAS561 (poi
tedesca S621 poi RSI SA16)(43) |
MAS |
MAS566 Velocissimo 500 4°serie |
7 |
1941/43 |
MAS566(S501),
MAS567(S502), MAS568(S503), MAS569(S504), MAS570(S505), MAS574(S506), MAS575(
poi S507) |