OTTANTA   PER   LITTORIA 

LittoriaNel corso degli anni trenta, l’Italia  vide sorgere 147 città di fondazione: con la sola eccezione di Arsia e Pozzo Littorio, che vennero cedute alla Jugoslavia a fronte del trattato di pace ed oggi si trovano in territorio croato, sono tutti centri urbani che continuano a vivere egregiamente, grazie a strutture architettoniche ed urbanistiche funzionali e razionali ed a movimenti di immigrazione che in alcuni casi hanno assunto carattere impetuoso.

Il caso più noto e per molti aspetti emblematico è quello di Littoria (Latina), che il 18 dicembre 2012 celebra il suo ottantesimo compleanno, con una rilevanza particolarmente significativa perché si tratta della sola città di fondazione che, sin dall’inizio, sia stata elevata al rango di capoluogo provinciale.

Al pari delle consorelle pontine, ed anche di quelle istriane, pugliesi, sarde e via dicendo, Littoria venne costruita in tempi estremamente rapidi, ma nello stesso tempo, con attenzioni tecniche, dalla progettazione all’esecuzione o dalle infrastrutture alla scelta dei materiali, che sono rimaste un modello ed ebbero, non a caso, momenti di alto e specifico interesse anche da parte dell’architettura estera.

Nondimeno, il suo motivo di richiamo più forte nella sensibilità nazionale, non solo dell’epoca, è stato di natura etica: da una parte, perché l’Agro pontino, a seguito di un’opera di bonifica e di colonizzazione ciclopica in cui durante i secoli si erano cimentati invano diversi imperatori e pontefici romani, per non dire dei primi Governi unitari, aveva consentito di dare casa e lavoro a migliaia di famiglie immigrate da altre regioni, in specie del nord; e dall’altra parte, perché la provincia di Littoria, con i suoi Borghi che onorano nei propri toponimi i luoghi sacri della Grande Guerra (Bainsizza, Carso, Grappa, Montello, Sabotino e via dicendo), parlavano e parlano al cuore degli Italiani memori.

Questi valori, tanto più importanti in un’epoca di edonismo e di relativismo come quella attuale, acquistano motivi di rinnovata attualità nel momento in cui Littoria celebra gli ottanta anni dalla sua fondazione. Si tratta, come è facile comprendere, della città capoluogo più giovane d’Italia, ma questo è motivo di ulteriore apprezzamento, perché ha saputo crescere in maniera rapida e forte senza dimenticare il fervore patriottico delle proprie origini, diventando un esempio per altre città ed altri comprensori.

Fra i mille eventi, basti ricordare, a suffragio dell’assunto, il clima di sana e vibrante partecipazione con cui vennero accolti gli Alpini od i Bersaglieri in occasione delle rispettive Adunate: molti  di loro ricordano con commossa simpatia un fervore di bandiere e di messaggi, dichiaratamente superiore a quello di altre città maggiori.

Littoria, per le origini extraterritoriali del suo popolo e per l’apporto di impegno e di sacrificio richiesto ai pionieri ma rimasto nello spirito di tutti, non è una città provinciale. Anzi, ha valorizzato speranze e vocazioni “universali” conformi a quelle diffuse all’epoca della fondazione: ad esempio, in uno sviluppo economico accelerato che ha saputo coniugare agricoltura, industria e terziario in una sintesi spesso difficile, senza trascurare formazione e cultura. Ciò si deve ad una “forza inventrice della volontà che veramente vuole” e che, per dirla con le parole di Benedetto Croce, ha saputo “spostare largamente la linea del possibile”: una forza della sua gente e dei suoi amministratori più illuminati se non anche entusiasti, tra cui piace ricordare, se non altro per uno straordinario “ottimismo della volontà”, il Sindaco Ajmone Finestra.

Sono tutte buone ragioni che suffragano un omaggio non formale a Littoria, ed un sentito augurio in occasione dei suoi primi ottanta anche da parte di chi, non residente, ha la ventura di apprezzarne un alacre pragmatismo ma nello stesso tempo la sicura fedeltà alle origini.

Carlo Cesare Montani