Irving è stato arrestato, l'Europa è una dittatura

L'arresto di David Irving
Franco Damiani
19/11/2005
http://www.effedieffe.com/


Il Foglio - Clic per ingrandireVIENNA - Leggo sconcertato, ma non stupito, le cronache sull'arresto di David Irving, che rischia addirittura vent'anni di carcere in Austria per reato d'opinione. Domando: chi è il depositario della verità sull'ultima guerra mondiale, al punto da poter stabilire per legge che cosa possa o non possa scrivere uno storico? Si scrivono tuttora libri revisionisti su Tutankhamen, su Nerone, su Carlo Magno, su Napoleone, libri che a volte capovolgono giudizi storici consolidati da secoli, ma nessuno si sogna di proporre per i loro autori il carcere. Si scrivono libri vergognosi, pieni di volgarità e di bestemmie, libri che negano le più sacre verità di fede come l'esistenza stessa di Gesù Cristo, e tutto viene pubblicato e venduto in nome della «libertà di pensiero». Che queste vergognose vicende (non si tratta certo del primo episodio del genere; attualmente sono in carcere i revisionisti tedeschi Germar Rudolf, autore di un rapporto scientifico sulle camere a gas dei lager, deportato a tal fine dagli Stati Uniti in cui viveva, ed Ernst Zundel, anch'egli deportato dal «democratico» Canada di cui aveva preso la cittadinanza, mentre è in esilio l'altro revisionista svizzero Jurgen Graf, perseguitato dal suo «democratico» Paese; non ci sono state manifestazioni, cortei, dichiarazioni «siamo tutti revisionisti» e simili.

Viviamo in un mondo in cui la verità è stata appaltata a una parte, quella che controlla l'economia e quindi i media, le università e le scuole, e guai a chi osa sottrarsi, anche unicamente con il pensiero, a tale ferreo controllo. Però è triste, anzi infinitamente squallido. Che fa Giuliano Ferrara, che fanno i radicali, che fanno tutti i paladini della libertà di pensiero e di ricerca? Perché non si mobilitano anche solo in nome di Voltaire e del suo «non condivido ciò che dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo»? Perché non rispolverano almeno un decimo, un centesimo delle parole usate per celebrare Giordano Bruno e l'«eresia come matrice di verità», per deplorare i «guasti inenarrabili» dell'Inquisizione?Che cosa è questa se non un'Inquisizione laica, infinitamente più feroce, ingiusta, inquietante nel suo mellifluo procedere e nell'uso distorto delle parole e dei concetti? E si può chiamare democrazia (la riflessione è di tanti, fra cui Massimo Fini, anch'egli emarginato dal circuito mediatico per le sue «scomode» opinioni) un regime che contempla il reato d'opinione e che ha paura degli storici non allineati ed anticonformisti? Chi può arrogarsi il diritto di violare il sacrario della coscienza di un uomo, in questo caso di David Irving, stabilendo che egli sia un «falsario», cioè che pensi una cosa e ne scriva un'altra per chissà quali inconfessabili motivi? Tutto ciò non sa di barbarie, di totalitarismo? Che senso ha deplorare il controllo, al confronto pateticamente blando, del fascismo sulla cultura, di fronte a questa censura mostruosa che si avvolge nei panni degli «immortali princìpi»? Questo sì, questo sarebbe un buon motivo per scendere in piazza, ma sono sicuro che nessuno lo farà. Dimostrando così che il loro amore per la libertà è a senso unico, e che è amore per la libertà solo di quelli che la pensano come loro. Non ci vengano poi più a rompere le scatole con i loro cortei o con i loro stracciamenti di vesti per i vari Marsiglia, non ci venga Gad Lerner a dire che «Darwin fa paura» quando c'è ben altro che fa paura all'establishment e cioè la libertà di ricerca sulla seconda guerra mondiale e in particolare sulle vicende degli ebrei. Il tutto è reso infine grottesco dal seguente particolare: tra i seriosi commentatori, loro sì degni del titolo di «storici», Enzo Collotti parla, come di un fatto dimostrato, delle «camere a gas» di Mauthausen. Ebbene, è da quarantacinque anni esatti che tutti sanno o dovrebbero sapere, almeno gli storici (dichiarazione autografa dell'allora collaboratore e poi direttore del museo di Storia contemporanea di Monaco di Baviera, l'antinazista Martin Broszat, del 19 agosto 1960, sulla rivista Die Zeit) che non ci furono camere a gas omicide nei campi dell'Ovest (Mauthausen è in Austria), ossia nel territorio dell'ex-Reich. Jurgen Graf, nel riportare la «notizia» nel suo «L'Olocausto allo scanner» (1994), scrive che «non vi sono più storici seri che credano alle gassazioni nel castello di Hartheim... e ciò da decenni». Hartheim, per chi non lo sapesse, è il castello che sorge presso il lager di Mauthausen e in cui secondo le «confessioni» dell'ex comandante del campo, Franz Ziereis, sarebbero state gassate tra uno e un milione e mezzo di persone. Purtroppo le prime vittime di questo spietato sistema di imporre per legge la menzogna, o almeno una versione contraffatta e di parte della storia, sono le giovani generazioni, cui viene imposto con il terrorismo intellettuale di credere ciò che il potere vuole che credano. Chissà quanti secoli ci vorranno perché l'umanità si liberi dei guasti morali ed intellettuali prodotti da questa barbarie, assai peggiore, permetto di dire, nella sua untuosa ipocrisia, di quella nazionalsocialista, che almeno i suoi fini li dichiarava apertamente.

professor Franco Damiani

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Clic per ingrandireClic per ingrandireQuando noi sentiamo i giornali e le televisioni parlare di 6.000.000 di Ebrei uccisi nei campi di sterminio non ci viene mai indicata la fonte di questa cifra. Ebbene la fonte é solo una ed é l'Enciclopedia Ebraica dove il totale e di 5.820.960. Adesso, io sicuramente non sono uno storico, ma mi hanno sempre insegnato che bisogna diffidare delle cifre che vengono fornite da una delle due parti coinvolte, e che per lo meno più di una fonte deve essere citata. La cifra di 6.000.000 dopo essere stata ripetuta per milioni di volte nei giornali, televisioni e film di Hollywood é diventata ufficiale. Questo nonostante, gia alla fine della guerra, si fosse in possesso di statistiche accurate sul numero degli Ebrei prima e dopo la guerra, e dei loro movimenti migratori fuori dall'Europa, verso l'America la Palestina e la Russia. Secondo l'Appendice N°VII, "Statistiche sull'Affiliazione Religiosa", del libro del Senato Americano "A Report of the Committee on the Judiciary of the United States Senate" del 1950, il numero di Ebrei nel mondo in quell'anno era di 15.713.638. La stessa fonte nel 1940 riporta il numero di Ebrei nel mondo a 15.319.359. Se lo studio statistico del governo Americano é corretto la popolazione Ebraica non diminuì durante la guerra, ma subì un piccolo incremento. Se in 3/4 anni i tedeschi avessero fatto sparire 6 milioni di ebrei, si potrebbe concludere che c'è stato un olocausto. Ma da dove proviene la cifra di 6 milioni? Questa cifra ci viene presentata come derivante da studi scientifici. In realtà è stata introdotta per la prima volta al Tribunale di Norimberga, da Höttl, che non aveva veste di testimone, presentata in una sua deposizione scritta, ma non davanti ai giudici. Höttl racconta che Eichmann avrebbe detto d'essere saltato di gioia apprendendo che 6 milioni di ebrei erano stati liquidati. Attenzione: il Tribunale ha rifiutato la deposizione di Höttl! Nel 1983 un ricercatore, che si firma Walter Sanning, ha prodotto uno studio statistico - "The dissolution of Eastern European Jewry" (La dissoluzione dell'ebraismo est europeo) - sui trasferimenti delle popolazioni ebraiche dell'Europa Orientale, ove precisa che una parte cospicua è emigrata, durante la guerra e dopo, in Palestina, altri negli USA, in Cina, in Sud America. Ad altri ebrei, fra quelli trasferiti all'est dai  tedeschi, i sovietici non consentirono di ritornare all'ovest. In conclusione, afferma Sanning, gli ebrei che avrebbero potuto essere sterminati dai nazionalsocialisti erano 3/400.000. Tutti gli altri ebrei si sa che non sono morti, ma sopravvissuti alla guerra. Di fronte alla serietà dello studio di Sanning, gli storici ebrei sono costretti ad ammettere che non c'è stato sterminio, ma che vi sono comunque stati massacri qua e là. Gli storici ebrei sanno che 6 milioni di morti è una cifra, in quel contesto, impossibile (ciò è quanto sono costretti ad ammettere nelle loro pubblicazioni che hanno diffusione ristretta, mentre al grande pubblico le lobbies giornalistiche e televisive seguitano a propinare la leggenda dei 6 milioni). Non mancano oltretutto testimonianze di fonte ebraica che contraddicono la tesi ufficiale sull'argomento. Per esempio. 1938: L'Annuario Mondiale ("World Almanac") censisce 15.688.259 ebrei, in tutto il mondo.  Questo dato è fornito al "World Almanac" dall' "American Jewish Committee" (Comitato Ebreo Americano) e, altresì, dal "Jewish Statistical Bureau of the Synagogues of America 1948: Secondo un articolo apparso nel "New York Times" del 22 febbraio 1948, firmato dal Mr. Hanson W. Baldwin, esperto di questioni demografiche del giornale,gli ebrei esistenti in tutto il mondo sono valutati tra i 15.600.000 e i 18.700.000.   Va detto che oltretutto il direttore e proprietario del giornale è l'ebreo Arthur Sulzberger, noto come sostenitore incondizionato del Sionismo. Accogliendo dunque la valutazione superiore di Mr. Baldwin,cioè di 18.700.000 ebrei, risulterebbe che, nei dieci anni intercorsi dal 1938 al 1948 - periodo che include gli anni del conflitto 1939-1945 e durante i quali si pretende che Hitler abbia fatto ammazzare sei milioni di ebrei, la popolazione mondiale ebraica sarebbe nondimeno aumentata di oltre tre milioni di unità.  Ma se, agli effetti della comparazione, ammettiamo per vero l'ipotetico sterminio hitleriano di sei milioni di ebrei, ci troviamo a concludere che l'incremento demografico reale dovrebbe essere di oltre nove milioni di unità.   Giacché l'incremento di tre milioni è solo apparente: occorrono altri sei milioni di sterminati, ergo l'incremento reale è (sarebbe ... ) di nove milioni... E questo incremento ad opera dei nove milioni di superstiti, dato che sei milioni, dei 15 milioni da cui abbiam preso le mosse, sono mancanti all'appello... Allora è giocoforza ammettere che in quei dieci anni la popolazione ebraica sia semplicemente... raddoppiata!  Affermazione un pò forte perchè intale popolazione vanno compresi classi età differenti con solo una frazione atta alla procreazione.Senza contare il fatto che il periodo di guerra e persecuzione avrebbe limitato la natalità.   Nulla di sorprendente allora che lo stesso ebreo Allen Lesser si trovasse costretto a concedere, in un articolo dal titolo Isteria antidiffamatoria, apparso nell'edizione primaverile del 1946 della rivista "Menorah Journal", che "secondo quanto divulgato, durante gli anni dell'immediato dopoguerra, dalle agenzie di stampa giudaiche, il numero di ebrei morti in Europa supera di svariati milioni quello di cui i nazisti non sospettarono mai l'esistenza".

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Plotino