Lorenzo Purpari esercita a Palermo la professione di
medico-chirurgo. E' componente del Comitato Centrale della Federazione
Italiana dei Medici di Famiglia E' impegnato in attività culturali.
Vorrei portare il contributo di quello
che è stato il sorgere spontaneo di gruppi "antibadogliani" in
particolare a Palermo all'indomani del 25 luglio 1943.
All'epoca dello sbarco in Sicilia ( 10
luglio) io mi trovavo in un paese in provincia di Messina. Insieme ad
altri giovani mi recai nel paese accanto dove sapevo che c'era un
dirigente del GUF di Palermo per chiedere che cosa dovessimo fare e ci fu
detto che c'erano i gruppi volontari dei "Vespri" per l'estrema
difesa ed era in costituzione una organizzazione paramilitare. Dovevamo
restare in attesa di istruzioni. Il dirigente del GUF si recò a Palermo e
trovò il vuoto; nessuna possibilità di avere ordini. Naturalmente
restammo tutti un po' delusi anche per avere assistito dopo poco più di
un mese al passaggio degli americani. Ma la cosa molto grave per noi, dal
punto di vista psicologico era che si diceva in giro che gli alti comandi
facessero trasparire una totale sfiducia sull'esito del conflitto;
"tornatevene a casa", " è inutile combattere",
"tutto è finito" erano le frasi che si sentivano.
Questo però, per la verità, non da
parte di tutti: Ci furono tanti militari siciliani che passarono lo
stretto e si batterono con valore anche dopo.
Comunque noi ci ribellammo a questi
sentimenti di resa e ci organizzammo. Eravamo tutti ragazzi. Io avevo 15
anni. Gli altri avevano al massimo qualche anno di più. Ci organizzammo
con un sistema molto razionale, non un sistema a piramide ma ci
organizzammo a catena per evitare di essere scoperti: il collegamento
andava solo verso l'alto o verso il basso. Nel caso che un anello fosse
venuto a mancare, la catena si fermava ma si salvavano la più parte dei
componenti. Tutto era fatto molto razionalmente. Non c'era neppure
coordinamento con altri gruppi. La segretezza era molto alta, ho scoperto
chi fosse il capo responsabile del gruppo al quale appartenevo solo
quando, nel gennaio '45 lanciammo il primo numero del nostro giornaletto
"A NOI!", stampato in clandestinità nei sotterranei della Banca
d'Italia di Palermo. Il giornale fu diffuso al cinema "BIONDO"
dove si proiettava " Il dittatore". Il giornale continuò ad
uscire anche dopo che noi, ad opera di una spia infiltrata, fummo
arrestati nel febbraio'45. Alcuni furono latitanti, altri fecero alcuni
mesi di carcere,ma, mentre noi eravamo latitanti o arrestati, il giornale
continuò ad uscire per altri due numeri. A Palermo quasi tutti i gruppi
agivano sul piano propagandistico e dimostrativo nel senso che si faceva
leva sulla presenza di gruppi NON armati perché dal nostro punto di vista
l'attività combattente era solo sul fronte e chi voleva combattere
cercava di recarsi nella RSI.
C'erano invero due gruppi che
mettevano qualche bomba dimostrativa. Una bomba fu fatta scoppiare al
Cinema Olimpia di Palermo durante la visione del film " il
dittatore", poi gli altri erano atti dimostrativi.
Molto spesso singolarmente o a piccoli
gruppi sostenevamo le nostre idee a viso aperto nelle scuole o
nell'università e certamente tantissima gente ci seguiva sul piano
dell'adesione propagandistica. Ma per i gruppi clandestini tutto era molto
segreto come ho già detto. Neppure coloro che agivano sapevano che
fossero tutti i componenti del gruppo. L'immissione nella rete clandestina
veniva fatta solo nel momento in cui c'era l'assoluta certezza della
capacità di mantenere il segreto perché ritenevamo di non dover correre
rischi inutili. Alla fine ci fu l'infiltrazione di una spia
dell'Intelligence Service (l'unica donna che avevamo organizzato) ma
nonostante tutto riuscimmo a salvare dall'arresto alcuni di noi.
C'è un discorso che verrei porre
all'attenzione di questo congresso. Contesto con forza che per quel che
riguarda la Sicilia gli invasori anglo-americani fossero accolti con le
festose accoglienze di cui parlò la propaganda badogliana.
Al contrario ci fu un atteggiamento di
dignitosa diffidenza. Non risultano assolutamente episodi di esultanza.
Per quanto riguarda il problema dei
" NON SI PARTE " di cui si è molto parlato io qui dico questo:
i moti dei "NON SI PARTE" in Sicilia ebbero sempre il contributo
di gente della nostra parte sia che riguardasse movimenti contro il
servizio di leva, sia che riguardasse movimenti di resistenza ai bandi
alleati.
Palermo ebbe anche un morto di origine
nostra anche se non direttamente " organizzato" nelle nostre
fila. L'unico movimento palese di ribellione del quale ritengo che ci si
possa prendere la paternità è la Repubblica autonoma di Comiso-Vittoria,
il cui esponente principale fu Salvatore Cilia che ebbe una
caratterizzazione più chiara e più palese della posizione dei fascisti
organizzati.
Su questo io ritengo che bisogna
cercare di andare a fondo per arrivare al sedimento.
Riguardo agli altri movimenti io posso
dire che quello di Piana degli Albanesi certamente non era un movimento
che potesse essere ispirato da noi perché Piana degli Albanesi era una
roccaforte di sinistra, anzi proprio a Piana degli Albanesi nel '22
avevamo avuto un morto, Gigino Gattuso. Su questo non ci sono dubbi anche
perché a Piana degli Albanesi avevamo un nostro camerata, medico, che
certamente ci avrebbe avvertito ed invece lo ha sempre escluso.
Rapporti del fascismo con il
separatismo posso negarli nella maniera più assoluta. Vorrei ricordare
che il 21 aprile del 45 ( data scelta da me) i nostri giovani fecero una
manifestazione per l'unità d'Italia nel corso della quale distruggemmo la
sede del MIS Movimento Indipendentista Siciliano. La distruggemmo perché
provocati ma la manifestazione andò avanti per conto suo e si concluse a
Piazza Politeama con un comizio di Angelo Nicosia, che tutti voi conoscono
e che aveva allora 18 anni. Gli altri gruppi non furono mai presi, solo
noi, che eravamo 20/25, avemmo degli arresti.
Un gruppo di Palermo agì addirittura
sotto la copertura del Gruppo Giovanile del Partito d'Azione di Palermo e
ciò si iscrissero tutti al Partito d'Azione ed uno di loro diventò
segretario provinciale del Partito d'Azione. Ricordo che un altro giovane
azionista ( vero) si lamentava che in quella sede di partito si faceva
solo politica fascista anziché l'antifascismo professato dagli azionisti.
Una ultima cosa vorrei dire: la nostra
militanza non sempre è stata ortodossa in difesa dei valori ideologici
legati esclusivamente al fascismo.
I gruppi nacquero come atto di difesa
di valori essenziali che significavano la patria, che significavano
l'onore, che comprendevano tantissime istanze tutte scaturenti dal
desiderio di non volere cedere al nemico invasore nel momento in cui la
patria era in pericolo. Noi tutti abbiamo sentito questa esigenza. Eravamo
ragazzi, la visione ideologica di molti di noi venne elaborata poi, negli
anni successivo ma il nostro legame erano certamente quei valori che erano
stati esaltati dal fascismo.
Vi ringrazio di avermi dato la
possibilità di parlarvi di questi miei ricordi e spero che questi
argomenti saranno oggetto di un convegno da tenersi all'ISPE di Palermo.
NOTA
Giuseppe Conti nello studio intitolato "La RSI e il
Fascismo clandestino nell'Italia liberata dal settembre 1943 all'aprile
1945" contenuto nel n° 4-5 dell'ottobre 1979 della rivista
"Storia Contemporanea" diretta da Renzo De Felice, pur con
qualche inesattezza originata dalle fonti archivistiche, a pag. 1007, così
scrive: "Ricordiamo i giovani del Gruppo di Palermo "A
NOI", cosiddetto dal nome del giornaletto che essi diffusero tra
gennaio e febbraio '45. Il gruppo, sorto nelle giornate dei moti, era
composto di almeno 19 persone, tutti studenti meno uno, in età compresa
fra i 16 e i 19 anni; fermati tra l'11 febbraio e l'inizio di marzo,
furono tutti denunziati al Procuratore del Regno presso il Tribunale
militare di Palermo sotto l'accusa di essersi " organizzati ed ancora
tra loro per svolgere propaganda fascista"", nelle relative
note: ACS, Min.Int.Gab.1944-'46 b.80, f.6812. RP Palermo, 7 marzo'45. Del
giornale, che recava come sottotitolo la dicitura "Foglio del Partito
Fascista Repubblicano - Sezione di Palermo", furono diffusi i primi
due numeri, ciclostilati. Il numero uno, del 9 gennaio, conteneva un
editoriale e tre brevi articoli. Gli argomenti, i soliti: esaltazione
dell' "onore" dimostrato dagli uomini di Salò mantenendo fede
alla parola data, attacchi ai "traditori" e ai
"democratici" servi dello straniero, arbitrariamente investitisi
di una illegittima signoria, ecc.