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CONTROSTORIA FUTURA

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Atti del Convegno di Napoli (8 novembre 1998)

Il gruppo "A NOI!" di Palermo

Intervento di Lorenzo Purpari

Lorenzo Purpari esercita a Palermo la professione di medico-chirurgo. E' componente del Comitato Centrale della Federazione Italiana dei Medici di Famiglia E' impegnato in attività culturali. 
 
    Vorrei portare il contributo di quello che è stato il sorgere spontaneo di gruppi "antibadogliani" in particolare a Palermo all'indomani del 25 luglio 1943. 
    All'epoca dello sbarco in Sicilia ( 10 luglio) io mi trovavo in un paese in provincia di Messina. Insieme ad altri giovani mi recai nel paese accanto dove sapevo che c'era un dirigente del GUF di Palermo per chiedere che cosa dovessimo fare e ci fu detto che c'erano i gruppi volontari dei "Vespri" per l'estrema difesa ed era in costituzione una organizzazione paramilitare. Dovevamo restare in attesa di istruzioni. Il dirigente del GUF si recò a Palermo e trovò il vuoto; nessuna possibilità di avere ordini. Naturalmente restammo tutti un po' delusi anche per avere assistito dopo poco più di un mese al passaggio degli americani. Ma la cosa molto grave per noi, dal punto di vista psicologico era che si diceva in giro che gli alti comandi facessero trasparire una totale sfiducia sull'esito del conflitto; "tornatevene a casa", " è inutile combattere", "tutto è finito" erano le frasi che si sentivano. 
    Questo però, per la verità, non da parte di tutti: Ci furono tanti militari siciliani che passarono lo stretto e si batterono con valore anche dopo. 
    Comunque noi ci ribellammo a questi sentimenti di resa e ci organizzammo. Eravamo tutti ragazzi. Io avevo 15 anni. Gli altri avevano al massimo qualche anno di più. Ci organizzammo con un sistema molto razionale, non un sistema a piramide ma ci organizzammo a catena per evitare di essere scoperti: il collegamento andava solo verso l'alto o verso il basso. Nel caso che un anello fosse venuto a mancare, la catena si fermava ma si salvavano la più parte dei componenti. Tutto era fatto molto razionalmente. Non c'era neppure coordinamento con altri gruppi. La segretezza era molto alta, ho scoperto chi fosse il capo responsabile del gruppo al quale appartenevo solo quando, nel gennaio '45 lanciammo il primo numero del nostro giornaletto "A NOI!", stampato in clandestinità nei sotterranei della Banca d'Italia di Palermo. Il giornale fu diffuso al cinema "BIONDO" dove si proiettava " Il dittatore". Il giornale continuò ad uscire anche dopo che noi, ad opera di una spia infiltrata, fummo arrestati nel febbraio'45. Alcuni furono latitanti, altri fecero alcuni mesi di carcere,ma, mentre noi eravamo latitanti o arrestati, il giornale continuò ad uscire per altri due numeri. A Palermo quasi tutti i gruppi agivano sul piano propagandistico e dimostrativo nel senso che si faceva leva sulla presenza di gruppi NON armati perché dal nostro punto di vista l'attività combattente era solo sul fronte e chi voleva combattere cercava di recarsi nella RSI. 
    C'erano invero due gruppi che mettevano qualche bomba dimostrativa. Una bomba fu fatta scoppiare al Cinema Olimpia di Palermo durante la visione del film " il dittatore", poi gli altri erano atti dimostrativi. 
    Molto spesso singolarmente o a piccoli gruppi sostenevamo le nostre idee a viso aperto nelle scuole o nell'università e certamente tantissima gente ci seguiva sul piano dell'adesione propagandistica. Ma per i gruppi clandestini tutto era molto segreto come ho già detto. Neppure coloro che agivano sapevano che fossero tutti i componenti del gruppo. L'immissione nella rete clandestina veniva fatta solo nel momento in cui c'era l'assoluta certezza della capacità di mantenere il segreto perché ritenevamo di non dover correre rischi inutili. Alla fine ci fu l'infiltrazione di una spia dell'Intelligence Service (l'unica donna che avevamo organizzato) ma nonostante tutto riuscimmo a salvare dall'arresto alcuni di noi. 
    C'è un discorso che verrei porre all'attenzione di questo congresso. Contesto con forza che per quel che riguarda la Sicilia gli invasori anglo-americani fossero accolti con le festose accoglienze di cui parlò la propaganda badogliana. 
    Al contrario ci fu un atteggiamento di dignitosa diffidenza. Non risultano assolutamente episodi di esultanza. 
    Per quanto riguarda il problema dei " NON SI PARTE " di cui si è molto parlato io qui dico questo: i moti dei "NON SI PARTE" in Sicilia ebbero sempre il contributo di gente della nostra parte sia che riguardasse movimenti contro il servizio di leva, sia che riguardasse movimenti di resistenza ai bandi alleati. 
    Palermo ebbe anche un morto di origine nostra anche se non direttamente " organizzato" nelle nostre fila. L'unico movimento palese di ribellione del quale ritengo che ci si possa prendere la paternità è la Repubblica autonoma di Comiso-Vittoria, il cui esponente principale fu Salvatore Cilia che ebbe una caratterizzazione più chiara e più palese della posizione dei fascisti organizzati. 
    Su questo io ritengo che bisogna cercare di andare a fondo per arrivare al sedimento. 
    Riguardo agli altri movimenti io posso dire che quello di Piana degli Albanesi certamente non era un movimento che potesse essere ispirato da noi perché Piana degli Albanesi era una roccaforte di sinistra, anzi proprio a Piana degli Albanesi nel '22 avevamo avuto un morto, Gigino Gattuso. Su questo non ci sono dubbi anche perché a Piana degli Albanesi avevamo un nostro camerata, medico, che certamente ci avrebbe avvertito ed invece lo ha sempre escluso. 
    Rapporti del fascismo con il separatismo posso negarli nella maniera più assoluta. Vorrei ricordare che il 21 aprile del 45 ( data scelta da me) i nostri giovani fecero una manifestazione per l'unità d'Italia nel corso della quale distruggemmo la sede del MIS Movimento Indipendentista Siciliano. La distruggemmo perché provocati ma la manifestazione andò avanti per conto suo e si concluse a Piazza Politeama con un comizio di Angelo Nicosia, che tutti voi conoscono e che aveva allora 18 anni. Gli altri gruppi non furono mai presi, solo noi, che eravamo 20/25, avemmo degli arresti. 
    Un gruppo di Palermo agì addirittura sotto la copertura del Gruppo Giovanile del Partito d'Azione di Palermo e ciò si iscrissero tutti al Partito d'Azione ed uno di loro diventò segretario provinciale del Partito d'Azione. Ricordo che un altro giovane azionista ( vero) si lamentava che in quella sede di partito si faceva solo politica fascista anziché l'antifascismo professato dagli azionisti. 
    Una ultima cosa vorrei dire: la nostra militanza non sempre è stata ortodossa in difesa dei valori ideologici legati esclusivamente al fascismo. 
    I gruppi nacquero come atto di difesa di valori essenziali che significavano la patria, che significavano l'onore, che comprendevano tantissime istanze tutte scaturenti dal desiderio di non volere cedere al nemico invasore nel momento in cui la patria era in pericolo. Noi tutti abbiamo sentito questa esigenza. Eravamo ragazzi, la visione ideologica di molti di noi venne elaborata poi, negli anni successivo ma il nostro legame erano certamente quei valori che erano stati esaltati dal fascismo. 
    Vi ringrazio di avermi dato la possibilità di parlarvi di questi miei ricordi e spero che questi argomenti saranno oggetto di un convegno da tenersi all'ISPE di Palermo.
 
Rivoltosi siciliani confinati a Ustica. Al centro: Giuseppe Schembari, uno dei protagonisti della "Repubblica di Comiso".
    NOTA 
Giuseppe Conti nello studio intitolato "La RSI e il Fascismo clandestino nell'Italia liberata dal settembre 1943 all'aprile 1945" contenuto nel n° 4-5 dell'ottobre 1979 della rivista "Storia Contemporanea" diretta da Renzo De Felice, pur con qualche inesattezza originata dalle fonti archivistiche, a pag. 1007, così scrive: "Ricordiamo i giovani del Gruppo di Palermo "A NOI", cosiddetto dal nome del giornaletto che essi diffusero tra gennaio e febbraio '45. Il gruppo, sorto nelle giornate dei moti, era composto di almeno 19 persone, tutti studenti meno uno, in età compresa fra i 16 e i 19 anni; fermati tra l'11 febbraio e l'inizio di marzo, furono tutti denunziati al Procuratore del Regno presso il Tribunale militare di Palermo sotto l'accusa di essersi " organizzati ed ancora tra loro per svolgere propaganda fascista"", nelle relative note: ACS, Min.Int.Gab.1944-'46 b.80, f.6812. RP Palermo, 7 marzo'45. Del giornale, che recava come sottotitolo la dicitura "Foglio del Partito Fascista Repubblicano - Sezione di Palermo", furono diffusi i primi due numeri, ciclostilati. Il numero uno, del 9 gennaio, conteneva un editoriale e tre brevi articoli. Gli argomenti, i soliti: esaltazione dell' "onore" dimostrato dagli uomini di Salò mantenendo fede alla parola data, attacchi ai "traditori" e ai "democratici" servi dello straniero, arbitrariamente investitisi di una illegittima signoria, ecc.

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