Sono nato ad Alessandria d'Egitto, figlio di italiani che si trovavano là per lavoro. Rientrato in Italia ho studiato nel Collegio Accademico per gli Italiani all'Estero " Costanzo CIANO" a Nettuno Porto - Anzio dove si insegnavano, oltre le materie di cultura generale a livello liceale anche la radiotelegrafia e la cablografia.
Eravamo tutti figli di italiani all'estero che non avevano voluto rinunziare alla loro nazionalità.
Allo scoppio della guerra mi sono arruolato volontario e dopo un periodo in Fanteria a Pola sono stato destinato a Roma alla Officina Militare di Trasmissioni e poi al SIM ( Servizio Informazioni Militare ) dove intercettavamo e decrittavamo le comunicazioni cifrate degli inglesi.
In seguito ho ottenuto di far parte, come nocchiero scelto T.S. del Gruppo Gamma della X Flottiglia MAS e, dopo l'addestramento alla marce subacquee e all'uso degli esplosivi, a Livorno ed alla foce del Chioma, ho avuto varie destinazioni : Algesiras, La Spezia, Bocche del Serchio, lavorando a fianco di uomini come Borghese, Wolk, Straulino, Giani, Tesei, Durand, Broccoli,....
Si addestravano con noi anche alcuni tedeschi.
Ero a Roma proprio durante le tristi giornate dell'8 settembre e trovandomi per servizio ( per accompagnare Hans, uno dei tedeschi che era appoggiato presso il mio reparto,) all'Ambasciata germanica di Villa Wolkonsky ebbi la proposta dal maggiore Haas, che conosceva il mio curriculum e soprattutto la mia conoscenza della lingua e del mondo arabo, di lavorare per i Servizi di Sicurezza tedesca ( S.D.) nelle ambasciate del Medio Oriente.
Naturalmente dovevo informare ed ottenere il consenso dai miei superiori. Così chiesi ed ottenni l'autorizzazione dal Comandante Borghese di lasciare la Decima per il nuovo incarico.
Fui presentato ad Herbert Kappler che mi prospettò la necessità di reclutare elementi fascisti disposti ad attraversare le linee per effettuare missioni informative e di sabotaggio alle spalle dello schieramento avversario, a sud del Garigliano.
Individuammo varchi più facili per attraversare le linee. Quindi mi recai a visitare gli ex compagni del Collegio Accademico per gli Italiani all'Estero. Lì il primo reclutato fu Benito della Rovere, mio cugino, che accettò entusiasticamente; poi vennero Giorgio Antonucci e Franco Aschieri, che accettarono anche loro immediatamente e li presentai a Kappler.
Il maggiore Haas mi volle accompagnare personalmente a Frosinone per insediarmi in zona di operazioni con una mansione di copertura, come direttore del Consiglio Provinciale delle Corporazioni, che aveva assunto la nuova denominazione di Economia Corporativa.
Diventai dunque il dott. Roberto Rossi. Mi feci raggiungere subito da Giorgio Antonucci che divenne Roberto Marchi, mio segretario.
Tornai ancora a Roma per un paio di giorni visitando i vari collegi della GILE ( Gioventù Italiana del Littorio all'Estero). All'Ambasciata tedesca cominciavano ad addestrarsi anche i camerati Enrico Menicocci, Marino Cantelli ( detto "Cantosh"), Rolando Carbone, Pizzi e Carmelo Fiandro del Cairo.
Non appena possibile tornavo a Roma per tenere i contatti con i camerati che si stavano addestrando.
Gli uffici di Frosinone poi, a causa dei bombardamenti, furono " sfollati" a Fiuggi, città ospedaliera.
Ma il 5 giugno 1944, appena gli inglesi arrivarono a Fiuggi, fui arrestato. Il col: Molinari dei CC.RR. , una volta che fui portato al comando dei carabinieri, fece finta di non conoscermi, eppure ci eravamo dati del tu fino al giorno prima ! Fui portato in un salone dove mi attendevano due capitani del C.I.C. ( Counter Intelligence Corp ovvero il controspionaggio inglese ) ed un loro interprete, i quali mi interrogarono su situazioni ed intenzioni restando senza risposte. Quando mi domandarono : " Lo sapete cosa vi aspetta ?" risposi : "La condanna a morte". Allora uno di loro mi disse che me la sarei potuto cavare con una quindicina di anni , al che io tirai fuori la pistola, che nessuno mi aveva portato via, la caricai e dissi , offrendo la pistola ad uno degli ufficiali : " Anche se dovessi rimanere in carcere per un solo anno preferirei essere ucciso subito". In quel momento mi resi conto che gli inglesi si erano spaventati e tutti e tre mi saltarono addosso per scoprire se avessi degli eventuali esplosivi. Vennero nell'albergo dove alloggiavo e requisirono tutto ( ruppero persino una scacchiera d'avorio per controllare che non ci fossero messaggi nascosti in essa ) quindi mi fecero fare la valigia con i soli effetti personali e mi condussero via : era il 5 giugno 1944.
Da quel momento cominciarono la mie peregrinazioni nei carceri d'Italia : Castello di Roccasecca, carcere di Narni, carcere di San Michele,Certosa di Padula, Terni. In tutti questi posti ho incontrato uomini di fede che soffrivano, ma talvolta anche traditori e opportunisti.
Mentre stavo nel braccio dei condannato a morte a Regina Coeli a Roma, attendevamo che al mattino, invece di portarci la ciotola di latte, ci venissero a chiamare per esprimere le ultime volontà. Una mattina venne Pizzi a salutarmi e gli domandai : "Come mai ti hanno fatto venire nella mia cella?" "Sono venuto a salutarti" e mi ha baciato ed abbracciato. Non abbiamo pianto perché sapevo che non avrei tardato a raggiungerlo.
Nel carcere di San Michele, che era stato utilizzato per i minorenni, quindi con celle piccolissime, sono rimasto tre mesi in una cella con altre tre persone una delle quali, Marianecci, malato di tubercolosi ossea, aveva gli stinchi purulenti e maleodoranti. I quattro pagliericci, pur essendo accostati alle pareti avevano le estremità che si toccavano. Ancora oggi mi chiedo come abbia potuto sopravvivere sano.
Giorgio Antonucci, nel frattempo, era stato condannato a morte per aver tentato di trasmettere notizie al Nord, ma, dopo qualche tempo, la pena gli fu commutata in ergastolo per intervento della famiglia, essendo lui nipote del Cardinale Gasparri.
A distanza di tanti anni non mi sento ancora di dire che la guerra è finita.
Sento ancora vicini i tanti amici e camerati che hanno avuto recise in un sol colpo la loro gioventù e le loro speranze. Sono rimasto solo ! Che vergogna!