Il Fascismo ci ha lasciato un’eredità di valori che non può essere trascurata, dicono che l’esperienza dell’”Italietta del ventennio” sia stata chiusa nel ’45, ed invece, alla distanza di oltre sessant’anni, diventa oggetto di un’analisi in tutti i campi, da quello letterario, a quello storico, economico, artistico, urbanistico; vengono proposte ristampe di pubblicazioni dell’epoca, si fanno mostre quasi sempre rapidamente rientrate perché partite con l’idea di criminalizzare gli eventi, producono l’effetto contrario, guadagnando rispetto culturale, anche per la brevità del periodo di riferimento.
La mostra dell’architettura degli anni ‘30 di qualche anno fa, che ebbe tanto successo, non andò oltre Milano, il catalogo fu esaurito nell’arco di tempo di qualche mese; gli studi promossi nella facoltà di Architettura di Napoli hanno risvegliato un interesse inatteso tra i giovani studenti che si sono prodigati per una migliore conoscenza delle opere realizzate.
Gli avversari nel tentativo, mal riuscito, di discriminare un’era così significativa ne escono sconfitti, quando attribuiscono il valore assoluto al protagonismo del piccone trascurando il raffronto tra le grandi opere ereditate e gli insuccessi segnati degli ultimi tre ventenni nella nostra città, afflitta dal colera, incapace di utilizzare le risorse elargite dallo Stato per la ricostruzione del dopo-terremoto, umiliazione subita per l’incapacità di risolvere i problemi dei rifiuti.
E‘ il crollo di un sistema, quello di cui ha menato vanto la sinistra che dopo questi quattordici anni di malgoverno consegna ai cittadini una città offesa, dopo la delusione dell’economia del vicolo, l’inganno per i grandi eventi programmati, ed i vari tentativi che vanno dall’effimero al nuovo Risorgimento, solo vergogna.
Il fallimento dell’intera classe dirigente.
Parlare delle opere del Regime, delle iniziative completate in un lustro, rende giustizia al valore degli interventi e alla qualità dell’architettura.
Alcuni esempi:
Il palazzo della Posta Centrale è il risultato di un concorso nazionale affidato agli Archh. Vaccaro e Franzi, il Cardarelli allora, “Ventitre Marzo“ anch’esso assegnato per concorso all’Arch. Rimini di origine ebraica, successivamente “la Mostra del lavoro italiano nel mondo“ o il progetto della città industriale di Pomigliano, redatto sull’esempio delle Siedlungen della Germania, dove industrie, insediamenti urbani di abitazioni e servizi, seguono l’esempio secondo un modello del Razionalismo europeo, ancora inconsueto per i nostri tempi.
Il convegno di studio indetto dall’ISSES alle ore 10,30 del 23 febbraio, presso la sala Emeroteca Tucci della Posta Centrale, a cura del presidente Uccio de Santis e Francesco Fatica, ci permetterà di discutere di questi argomenti, in piena libertà.
E‘ auspicabile una larga partecipazione degli amici interessati.
Domenico Orlacchio Napoli 12.02.2008